Via Vetrine, 18/a
04022 Fondi (LT)
Mobile: +39 335.5320221
info@villacapri.it
L'imponente castello di Fondi è il simbolo della città. Si tratta di un caso rarissimo in Europa di fortilizio costruito in posizione pianeggiante. Esso consta di due corpi: la rocca, con tre torri angolari cilindriche aventi funzione difensiva, e il mastio, alto in tutto 33 metri e formato da una massiccia base quadrata sormontata da un torrione cilindrico. L'inizio della sua costruzione si fa risalire alla prima metà del XIV sec.. Il castello costituiva infatti parte integrante della cinta muraria medievale, eretta nel decennio 1319-1329 da Roffredo III Caetani. La fabbrica del fortilizio fu continuata nei decenni successivi da altri membri della famiglia Caetani. Prima della fine del XV sec. l'edificio raggiunse l'aspetto definitivo, come è suffragato dal trittico di Cristoforo Scacco conservato nel Duomo che raffigura S. Onorato, patrono di Fondi, con in mano un modellino del castello coincidente con l'aspetto attuale. Nell' Ottocento fu eliminata la bella merlatura ghibellina perché pericolante. Durante la seconda guerra mondiale i bombardamenti aerei distrussero i due torrioni settentrionali, poi ricostruiti nel dopoguerra. Oggi le sale del castello ospitano il Museo civico, con reperti che vanno dall'epoca preistorica a quella moderna.
Il palazzo fu costruito dai primi membri della famiglia Caetani sulle fondazioni di edifici più antichi risalenti ai Dell'Aquila (XII-XIII sec.). L'aspetto attuale è quattrocentesco e si deve a Onorato II, che volle dare al palazzo una veste più fastosa e rappresentativa. A questo intervento si devono in particolare le eleganti finestre, che si riallacciano alla tradizione decorativa ispanico-tardogotica, molto diffusa nell'Italia meridionale. Dal cortile un grande scalone conduce al piano nobile, con un loggiato avente tre arcate di struttura ancora ogivale. Un grande portale ad arco immetteva nel salone di rappresentanza, che ospitava uno dei primi teatri di corte d' Italia. Originariamente il palazzo e l'attigua cattedrale si affacciavano sulla stessa piazza. La costruzione, nel XVII sec., del corpo di fabbrica parallelo alla scalinata determinò la formazione dell'attuale cortile, privando la città di una delle visioni architettoniche più armoniose del basso Lazio.
Il duomo sorge sul luogo di un tempio pagano dedicato a Giove, trasformato in chiesa cristiana all'indomani dell' Editto di Milano (313). L'edificio attuale fu costruito negli anni 1130-1136 e rifinito nei due secoli successivi. La facciata in travertino, in parte soffocata da un'ala del palazzo comitale aggiunta nel XVII sec., presenta un grande portale trecentesco sormontato da un'edicola coeva contenente la statua di S. Pietro. Due mosaici moderni, realizzati da Domenico Purificato negli anni '70, decorano la lunetta e il timpano. L'interno, a tre navate, è in severo stile gotico ripristinato agli inizi del '900. Nella navata centrale il pregevole ambone cosmatesco (XII - XIII sec) reca incisa la firma del suo autore, Giovanni di Nicola. Di datazione incerta il bel crocifisso ligneo sospeso sull'altare maggiore. Nella navata destra, la cappella gentilizia della famiglia Caetani custodisce opere di grande interesse, tra cui una cattedra cosmatesca (XII-XlII sec.), il monumento funebre di Cristoforo Caetani (1441), e due pregevoli trittici della fine del Quattrocento: la Vergine in trono tra i SS. Pietro e Paolo, di Antoniazzo Romano, e l'Annunciazione tra i SS. Onorato e Mauro, di Cristoforo Scacco. A destra dell'entrata, la cappella della Madonna di Loreto, ricoperta di affreschi quattrocenteschi e cinquecenteschi, conserva i busti argentei di S. Onorato abate e di S. Sotero papa, entrambi del XVI sec..
La chiesa, la più vasta di Fondi, fu fatta costruire nella seconda metà del '400 dal conte Onorato II Caetani sul luogo di una chiesa medievale di più modeste proporzioni. La facciata rinascimentale, preceduta da un'alta gradinata, presenta tre portali marmorei, di cui notevole è il centrale. La lunetta che lo sovrasta contiene le statue della Vergine col Bambino, di S. Caterina d'Alessandria e di Onorato II, di incerta attribuzione. Il campanile in stile gotico è l'unico elemento superstite del precedente edificio sacro. L'ampio interno, a croce latina, si articola in tre navate ed è ricco di opere d'arte. Sul primo altare a destra si trova un polittico di Gabriele da Feltre risalente al XVI secolo. Più avanti, nel transetto, è conservata la preziosa e delicata scultura lignea della Madonna del Cielo, opera secentesca ricoperta di oro zecchino. La pala d'altare, d'ispirazione raffaellesca, raffigura la Dormitio Virginis. Reca la data 1534 ed è attribuita a Gian Filippo Criscuolo. Un bel tabernacolo marmoreo decorato a bassorilievo e datato 1491 è murato sull'altare sinistro del transetto. Nella navata sinistra si possono ammirare due tavole risalenti alla metà del XV secolo attribuite a Giovanni da Gaeta: la Natività tra i SS. Marciano e Michele Arcangelo ed una toccante Pietà.
La Giudea è l'antico quartiere ebraico di Fondi. La presenza degli ebrei nella città è documentata dal IV-V sec. d.C. La colonia israelita andò ingrandendosi nei secoli successivi, integrandosi perfettamente con la locale popolazione cristiana. Il quartiere, nella parte nord-orientale della città, è caratterizzato da strade raccolte e piazzette invase da scalinate. Esso presenta una densità di costruzioni maggiore rispetto agli altri quartieri, caratteristica che si riscontra solitamente nei ghetti. In un edificio che la tradizione popolare chiama "casa degli Spiriti", nell'attuale piazza dell'Olmo Perino, è stata individuata l'antica Sinagoga. L'assenza nel quartiere di chiese, numerosissime invece tutt'intorno, dimostra che i cristiani non cercarono mai di invadere quest'area, a conferma della pacifica e tollerante convivenza tra maggioranza cristiana e minoranza ebraica. L'espulsione degli ebrei dal Regno di Napoli, messa in atto da Carlo V nel 1540, provocò la diaspora dei giudei fondani.
L'antica Fondi era chiusa da una cinta muraria che nel corso dei secoli ha subito diversi rifacimenti. Il tratto più antico si è conservato lungo le vie degli Ausoni e dei Volsci e nel lato sud-ovest della città, dove si trovano mura formate da grossi massi informi databili al VII-VI sec. a.C. Lungo viale Guglielmo Marconi è ben visibile un tratto di cinta muraria realizzato con poligoni regolari dalla fronte levigata e lati che combaciano perfettamente, risalente al IV-III sec. a.C.. Durante la guerra tra Mario e Silla (I sec. a. C.) un tratto delle mura fu gravemente danneggiato e successivamente ricostruito con piccoli blocchi irregolari cementati nella malta, un tipo di muratura molto diffuso in quel periodo chiamato opera incerta, che qui tende al reticolato. Le porte di accesso alla città erano quattro, collocate alle estremità delle due vie principali, il decumano massimo e il cardine massimo. Ne rimane solo una, detta Portella, sul lato settentrionale. Vicino ad esse e nei punti più esposti agli assalti si trovavano della torri. Una seconda cinta muraria fu eretta tra il 1319 e il 1329 da Roffredo III Caetani. Essa seguiva il tracciato delle mura antiche ad una distanza di circa cinque metri. Tra le due cinte murarie correva un fossato.